21 Marzo 2016

Azienda committente chiamata a risarcire una dipendente di una ditta terzista: ecco la sentenza pratese che potrebbe far scuola


Se il terzista non salda i suoi lavoratori, spetterà al committente risarcire i dipendenti. Almeno per la parte in cui hanno lavorato per lui. E’, in sintesi, l’esito della sentenza pilota che potrebbe fare scuola nel distretto tessile.

Pronunciato dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Prato Carlotta Consani, il verdetto per la prima volta applica la clausola di “responsabilità solidale” in caso di servizi e lavorazioni cosiddette “conto terzi”, tipiche del circuito produttivo pratese. Una formula di garanzia per i lavoratori che era già stata individuata nel 2003 dalla Legge Biagi, ma che
committente unico, in particolare nel settore dell’edilizia. La sentenza sgombera invece il campo da dubbi e individua obblighi specifici di risarcimento nei confronti del personale anche in caso di committenti multipli.

“Dal 2003, come da oggi, i committenti che fanno capo a fornitori non seri, che alla fine non pagano o le retribuzioni o le contribuzioni dei loro dipendenti, sono obbligati a coprire questi costi. Anche se hanno già pagato il terzista non serio per l’esecuzione del lavoro”, sottolinea Massimiliano Brezzo, segretario della Filctem Cgil che ha seguito la causa legale in questione. Gli fa eco l’avvocato Alessandro Gattai: “Un sistema doveva essere trovato e il sistema c’è ed è semplice: è quello delle ore impiegate dai dipendenti che non hanno riscosso per l’esecuzione di quello specifico appalto. Il committente sarà tenuto al pagamento delle pendenze esclusive di quell’appalto e non, ovviamente, dei lavori commissionati da altri”, rimarca Gattai.

Ci sono voluti quindi cinque anni e un percorso fatto di fascicoli e carte per arrivare ad una risoluzione. La causa è stata intrapresa da una lavoratrice del Gruppo Tessile Flowers, impiegata nel controllo qualità per conto anche dell’azienda Milior. Dopo il fallimento della società per cui lavorata, avvenuta nel 2010, l’operaia ha deciso di intraprendere un percorso legale e di tutelarsi. La giustizia, adesso, ha riconosciuto i diritti della giovane donna: sarà proprio la ditta Milior a saldare il debito pendente. Una cifra misera – si parla di sole 125 euro – ma di grande valore simbolico per i potenziali risvolti futuri.

G.G

 

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